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non solo cfnm

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2008 19:04
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Registrato il: 06/05/2008
Sesso: Maschile
Utente Junior
06/05/2008 19:04

Avevo sedici anni quando successe che per un’assenza prolungata dei miei genitori dovetti trascorrere un periodo a casa del mio migliore amico e compagno di banco. Mi piaceva molto vivere nella sua casa perché era molto grande e bella, perché stavo bene con tutti componenti della sua famiglia, che a loro volta mi volevano bene: ero circondato da mille attenzioni da sua madre normalmente e ora, forse per la condizione particolare di assenza dei miei, specialmente. Inutile dire che subivo moltissimo il fascino di sua madre, donna sui 45 allora, bella ma non particolarmente avvenente, genere Jaqueline Bisset ne “la donna della Domenica”.
Condividevo col mio compagno di banco gran parte della giornata tranne le ore pomeridiane dedicate allo sport visto che io facevo basket e lui calcio. Ci allenavamo in orari diversi per poi trovarci a cena la sera. Capitò così che un pomeriggio di quella settimana io tornai dall’allenamento ad un’ora in cui c’era solo lei in casa, con ancora in dosso la tenuta sportiva e senza aver fatto la doccia per un guasto nell’impianto dello spogliatoio della palestra.
Lei mi aprì la porta meravigliata ma allo stesso tempo contenta di vedermi in anticipo. Era sola in casa ma da come era vestita sarebbe potuta sembrare pronta per ricevere visite. Impeccabile nella sua camicia di seta bianca aperta a sufficienza da farmi intuire il ricamo dell’intimo, gonna chiara sopra il ginocchio e scarpe col tacco. Ma lei stava così abitualmente in casa, forse anche per questo mi piaceva.
Le spiegai il motivo dell’anticipo e mi disse che mi avrebbe preparato un asciugamano e un tappetino, pregandomi però allo stesso tempo di non usare il box doccia ma la vasca del bagno grande. ”Anche qui l’impianto è rotto!..” disse ridendo.
Mi avviai quasi di corsa, desideroso di darmi una rinfrescata e di togliermi gli abiti intrisi di sudore. Mi spogliai, mi accovacciai e feci partire il getto. Dopo pochi minuti udii bussare alla porta, e la sua voce ”.. Posso? “ Con il cuore in gola balbettai ”… ah già, ..non ho preso l’asciugamano e il tappetino..” che vidi con la coda dell’occhio tenuti nelle sue mani. Lei mi vide di schiena probabilmente in una posizione molto goffa perché tentavo di insaponarmi il dorso stando comunque rannicchiato dentro la vasca per non bagnare il pavimento fuori. Entrò sicura, senza esitare, posò le cose che teneva in mano. Si fermò a guardarmi dall’alto verso il basso e mi disse ”..Alto come sei nella doccia saresti stato più comodo.. Ascolta, non essere in imbarazzo con me, lo so che sei grande abbastanza per lavarti da solo, ma se ti facessi aiutare, magari non mi allaghi tutto il bagno e il resto della casa.. Stai tranquillo non lo saprà nessuno..” Io pietrificato nella mia posizione a uovo e con la salivazione azzerata potei solo biascicare un”.. vah-ah beh-ne”, ma non avevo ancora finito di dirlo che lei era già di fianco a me seduta con le gambe accavallate sul bordo della vasca mentre si rimboccava i polsini della camicetta.
Adoravo le sue gambe. Erano sicuramente la parte del suo corpo che guardavo di più dato che praticamente non usava pantaloni. Penso che si piacesse molto anche lei così, non mortificando mai la sua femminilità anzi rinnovandola, e indossando solo gonne, mai eccessivamente castigate e calze prevalentemente chiare o neutre, come in quel giorno. Le sue gambe erano molto proporzionate e toniche per la sua età, ed io le cominciai a fissare come al solito, non avendo ancora trovato il coraggio di incrociare il suo sguardo. Da quel momento le reazioni del mio corpo iniziarono a convogliarsi verso l’aspetto sessuale della circostanza. Ero nudo, completamente in balia di una delle persone più attraenti nella mia scaletta delle preferenze e senza la chiara percezione di dove mi avrebbe condotto questa situazione improvvisa e inaspettata. Lei era una persona dalla bellezza intrigante, ma molto morigerata nei modi e nelle parole, da cui mi sarei aspettato buonsenso da donna di casa elegante e pratica, e non certo trasgressioni da sexy casalinga. Ma soprattutto era la mamma del mio migliore amico. La certezza della nostra solitudine in casa e le sue ultime parole “non lo saprà nessuno” mi rendevano ad un tempo eccitato e preoccupato su quello che sarebbe potuto succedere.
Da dietro di me, mi insaponò la testa inondandomi di shampoo, poi la nuca, la schiena. Sapevo dal fatto che era capace di rompere le noci a mani nude dell’inusuale forza delle sue mani, ed infatti dovetti concentrarmi per trattenere un gemito di dolore al vigore dell’insaponatura. Poi mi chiese di alzarmi in piedi; proseguì sui glutei e lungo le gambe. Strizzavo gli occhi per il bruciore dello shampoo quando la percepii in piedi di fronte a me. Spalle, petto, addome, poi mi disse.. Se allarghi un po’ le braccia… faccio andar via tutta questa schiuma. Così schiusi la protezione che avevo dato fino a quel momento alla vista del mio sesso, che era inequivocabilmente teso. In quello stesso momento sentii il getto caldo e liberatorio dell’acqua proveniente dalla testa seguito dal gesto della sua mano che perfezionava l’azione dell’acqua. Ebbi finalmente il coraggio di guardarla, incrociai il suo volto sorridente che esprimeva compiacimento, o soddisfazione, avrei potuto pensare, per essere riuscita nell’intento di lavare una persona alta quasi un metro e novanta senza bagnare il pavimento.
Ma dovetti ricredermi, e con un nuovo sussulto: infatti si fermò e si sedette nuovamente di fronte a me sul bordo della vasca con le gambe accavallate. Chiuse il rubinetto dell’acqua e mi posò intorno al collo l’asciugamano che goffamente tentai di chiudere sul petto. Ma lei mi trattenne le braccia; mi squadrò e disse: “Lo posso considerare un complimento?” Il tono della domanda e soprattutto la direzione del suo sguardo erano adesso meno pragmatici e più lascivi, e io, che non avevo più proferito parola, non potei fare a meno di capire l’origine dell’interrogativo, volgendo lo sguardo a mia volta verso il mio sesso ancora urgente. “Scuh-uh –sa, non ti sei of-feh eh-sa ve-ro?” E mi coprii di nuovo con le mani.
Il resto fu da perdita dei sensi, non solo per quello che accadde, ma anche per cosa significò nei nostri successivi rapporti. Il suo sguardo con la consueta dolcezza scese dal mio viso per focalizzarsi verso il basso, così le sue mani che prima accarezzarono, poi colpirono con due simmetrici buffetti, e infine scostarono le mie braccia dalla posizione di protezione che avevo assunto. Così le sue parole “.. Non essere sciocco, di che cosa dovrei offendermi, del fatto che non sei più un bambino? Lo so che i ragazzi della tua età sono fatti così, è solo normale avere queste reazioni…non devi vergognartene, anzi, mi hai lusingata. “ La sua mano destra ancora umida di sapone scorreva lentamente su e giù per il mio sesso, ora stretta arrestandosi alla base, ora più aperta avvolgendone i testicoli, mentre la sinistra era piantata sul mio fianco, come per sorreggermi. ” Guarda che mi accorgo di come mi squadri sempre dalla testa ai piedi, certe volte mi fai stare persino a disagio, però…ti confesso che mi fa piacere, da te lo accetto, perché sei un ragazzo speciale. Per questa volta ti faccio sfogare in un modo un po’ più dignitoso di come non facciate voi quando siete soli e vi stropicciate con le vostre mani…” Mentre mi diceva queste cose io osservavo la pelle chiara del dorso della sua mano che alternativamente nascondeva e mostrava il mio sesso scuro e congestionato, ruotandovi intorno sempre allo stesso ritmo con le unghie smaltate di rosso delle curatissime dita e tutti i gioielli di contorno che ondeggiando tintinnavano. Guardavo lei che accompagnava le parole con sguardi dolcissimi rivolti a me e al resto del mio corpo e pareva compiaciuta della risposta che ne otteneva. Tuttavia continuavo a tacere, consapevole che qualsiasi parola tipo “grazie”, o frase tipo “hai ragione è proprio meglio così “, sarebbe risultata improbabile o perfino grottesca rispetto alla situazione. Annuivo con in testa un conto alla rovescia che sfuggiva, le gambe sempre più fragili ed il timore di sporcarle quella stupenda camicia di seta…Ci furono lunghissimi attimi di silenzio scanditi solo dal tintinnio dei bracciali. Poi “..Sei bellissima davvero..” mi parve l’unica cosa all’altezza della situazione da dire un istante prima dell’orgasmo. Lei spinse un’ultima volta verso la base con più vigore prima di abbandonare la presa, poi si alzò e mi diede un bacio sulla guancia.
“Si cena alle otto.. “disse prima di uscire, e richiuse la porta.
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